«Considero empia e detestabile la massima che in politica la maggioranza di un popolo ha il diritto di far tutto; e tuttavia ritengo che l’origine del potere sia da porre nella volontà della maggioranza. V’è forse contraddizione tra queste due proposizioni?»
Sono parole di Alexis de Tocqueville.Il problema posto dall’autore della Democrazia in America quasi due secoli fa è di drammatica attualità. Esistono in Occidente democrazie in cui il sacrosanto principio della volontà della maggioranza viene usato dagli eletti per restringere gli spazi di libertà e di partecipazione.Senza ricorrere a un vero e proprio golpe, la maggioranza fa quello che vuole, si appropria di tutto il potere e mina alla radice il principio della separazione dei poteri e del rispetto delle minoranze Se la maggioranza che esprime il Governo riduce il Parlamento ad un replicante del Governo, di fatto Esecutivo e Legislativo finiscono per essere la stessa cosa. Se poi la maggioranza usa la sua forza parlamentare per eleggere autorità di garanzia imponendole alle opposizioni, la democrazia diventa totalmente illiberale. Se questo strapotere si estende anche alle elezioni del Presidente della Repubblica e della maggioranza della Corte Costituzionale …la democrazia è solo una maschera del nuovo dispotismo.
Il rischio che questo accada è insito nella degenerazione delle nostre democrazie sempre più asservite alle logiche comunicative e aggressive dei social network che hanno imposto i loro modelli sia ai dibattiti televisivi che a quelli parlamentari. Imperversa la democrazia del muro contro muro, una democrazia ” pugilistica” in cui chi è più forte ha diritto di mettere KO chi è più debole.
Ad aggravare questa situazione in Italia c’è la riforma costituzionale che introduce il Premierato. L’aspetto più pericoloso di questa riforma è che, per la prima volta in una Costituzione democratica, viene sancito il diritto di chi è scelto dal popolo per guidare l’Esecutivo di poter disporre di una maggioranza assoluta e non relativa. Sembra un dettaglio, ma si tratta di una scelta pericolosa che trasforma il Premierato italiano in un regime ad un’ altissima concentrazione di potere che non esiste in nessun’altro sistema democratico.
Il Presidente degli Stati Uniti non ha alcuna garanzia costituzionale di avere il controllo del Senato e della Camera dei Rappresentanti. Il Presidente della Repubblica francese viene eletto separatamente dall’Assemblea nazionale nella quale può esserci una maggioranza a lui ostile. Il Primo ministro britannico non ha una legittimazione popolare diretta perchè è il partito che lo elegge suo capo e- se il partito vince- lo manda a Downing street e può anche sostuirlo: non c’è una investitura popolare. Il Cancelliere tedesco è eletto dal Parlamento e la maggioranza deve costruirsela pazientemente. Invece il futuro Premier italiano avrà insieme l’investitura popolare e la garanzia di avere in Parlamento una maggioranza assoluta a lui fedele con una legge elettorale che prevederà un premio per ottenere artificialmente la maggioranza assoluta che il partito( o la coalizione )non è riuscita a conquistarsi. La famosa legge, definita ingiustamente “truffa”, nel 1953 voleva assegnare il 65% dei seggi al partito o alla coalizione che avesse conquistato almeno il 50% dei voti più uno.
Se dovesse passare la riforma del premierato la Costituzione subirebbe un colpo non indifferente. La nostra Carta fu scritta quando c’era una mentalità proporzionale per cui tutti i partiti avevano diritto ad avere un peso nelle scelte che riguardavano le istituzioni di garanzia, come il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale. Come ha ricordato Stefano Passigli sul Corriere della sera del 12 ottobre2024, la prima ferita c’è stata quando nella Seconda repubblica le maggioranze vincenti si sono appropriate dei Presidenti dei due rami del Parlamento. Un secondo vulnus è avvenuto con le leggi elettorali maggioritarie “il maggioritario -scrive Passigli-consente anche con il 30-35% dei voti – e persino, come è avvenuto nelle ultime elezioni italiane, con meno voti popolari dell’opposizione – di vincere più collegi e di raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi”.
Con la riforma del Premierato il cerchio di chiuderà definitivamente: una maggioranza relativa a sostegno di un Premier eletto direttamente dal popolo diventerà maggioranza assoluta e potrà imporre i suoi uomini anche nelle istituzioni di garanzia.
Nelle elezioni del 2022 il Centrodestra ha conquistato il 44% dei voti e ha ottenuto -senza premio di maggioranza-il 56% dei seggi al Senato e il 59% dei seggi alla Camera. Per eleggere il Presidente della Repubblica dopo il terzo scrutinio oggi basta il 50% più uno. Con la riforma del Premieranno la maggioranza assoluta sarebbe richiesta al sesto scrutinio.
Ma se col premio di maggioranza venisse garantito al Premier eletto dal popolo di avere in Parlamento il 60% dei seggi, avremmo questo scenario: Presidenti di Camera e Senato andrebbero alla maggioranza ( già oggi è così);il Presidente della Repubblica sarebbe espressione della maggioranza. 10 dei 15 membri della Corte Costituzionale finirebbero per essere espressione della maggioranza:5 sarebbero nominati dal Presidente della repubblica omogeneo alla maggioranza e 5 dal Parlamento in cui la maggioranza può arrivare ai tre quinti richiesti. A questa occupazione di posti chiave si aggiungono presidenti e componenti dell’Antitrust, dell’Autorità per le garanzia nelle Comunicazioni, della Consob che sarebbero appannaggio di una maggioranza pigliatutto.
La Costituzione ,di fatto, sarebbe stravolta in modo irrimediabile. L’Italia fa ancora in tempo ad evitare questo scempio.