Il deputato Arnaldo Lomuti è il presidente della Sezione Bilaterale di Amicizia Italia Albania, che opera all’interno dell’Unione Interparlamentare. Ci parla della sua esperienza in questo ruolo e avanza alcune interessanti proposte.
Qual è lo stato dei rapporti tra Italia e Albania?
I rapporti fra i due Paesi sono rapporti di amicizia, rapporti storici consolidati nel tempo. Io provengo da una regione la Basilicata dove esistono diverse comunità Arberesh. Io stesso sono ho un Arbëreshë, Mio padre viene da una di queste comunità. Per esperienza personale, ma da italiano, dico che le relaziono con il popolo albanese si sono consolidati negli anni. Ora ci sono delle accelerazioni imposte soprattutto dalla geopolitica. C’è il tema dell’ingresso dei Balcani occidentali nell’Unione europea. Noi vediamo con favore l’ingresso dell’Albania e l’Albania deve guardare all’Italia come un partner affidabile che può accompagnare questo cammino nella maniera più proficua possibile. Si tratta di un passaggio cruciale.
Di recente il governo albanese ha fatto un passo avanti significativo nell’avvicinamento all’Europa. L’Italia potrebbe aiutare lo Stato albanese ad accelerare i tempi. Tra l’altro, il rappresentante diplomatico dell’Europa in Albania è un italiano…L’Italia potrebbe fare di più?
Se ci riferiamo alla tempistica essa non dipende tanto dall’Italia che pure in Europa è una sorta sorta di fratello maggiore che può agevolare l’Albania che tra i Paesi in lista di attesa è quello che ha più degli altri le carte in regola. Non soltanto per la vicinanza territoriale ma soprattutto per i grandi passi che sta facendo anche a livello economico e su temi come la lotta alla corruzione, la legalità , la sicurezza. L’Italia può fare di più ma non credo che l’Italia si debba porre su un piano dominante: il rapporto deve essere basato sul rispetto reciproco. Forse servirebbe qualche accordo bilaterale in più.
Dopo un iniziale entusiasmo dell’imprenditoria italiana verso l’Albania-ci sono 2850 aziende italiane che operano nella Repubblica delle Aquile-pare ci sia un rallentamento. Forse sarebbe necessario definire una strategia nazionale più coordinata e non occasionale. L’intergruppo parlamentare che lei presiede potrebbe prendere qualche iniziativa in questo senso?
Assolutamente sì. Possiamo fare veramente tante proposte nel settore dell’energia, nell’intensificazione degli scambi commerciali, nell’agricoltura in particolare dove si possono realizzare progetti con benefici per entrambe le parti. Bisogna sedersi a un tavolo e discutere con i fratelli albanesi per definire quali sono possono i temi di collaborazione comune. E’ la scommessa che in qualità di presidente che vorrei portare avanti da subito in un clima di fratellanza, guardando alle differenze non come elementi che ci dividono ma come fattori che anzi ci uniscono.
Il Primo Ministro Edi Rama sta puntando molto sul turismo che ha registrato risultati notevoli in termini numerici. Ma c’è un problema anche di qualità ?
Questo è un tema cruciale. Le bellezze naturali, non solo delle coste ma anche dell’interno, sono una miniera d’oro per l’Albania. Serve però molta formazione in tutta la filiera del turismo per migliorare i servizi offerti ad una clientela, soprattutto internazionale, che è molto esigente. L’Italia ha molta esperienza in questo settore e potrebbe fornire all’Albania il know-how necessario.
Puntare solo sul turismo potrebbe rivelarsi alla lunga insufficiente ad assicurare benessere e miglioramento delle condizioni di vita per larghi strati della popolazione. Senza una struttura industriale potrebbe verificarsi in Albania quello che sta succedendo in Italia, con la chiusura di molte aziende e una sorta di desertificazione dell’industria?
Il governo albanese ha ben presente questo problema ed è consapevole che per far crescere l’economia in modo stabile e solido occorrono industrie nel settore manifatturiero e della trasformazione dei prodotti agricoli. Peraltro, l’Albania ha un costo dell’energia molto basso e questo potrebbe costituire sicuramente un fattore di competitività. Una collaborazione più stretta con l’ Italia potrebbe favorire lo sviluppo industriale albanese creando anche una sorta di integrazione proficua tra le due economie in alcuni settori.
Il boom economico italiano degli anni Cinquanta e Sessanta non ha risolto lo squilibrio territoriale tra Nord e Sud. Che lezione dovrebbe trarre l’Albania dalla nostra esperienza?
In Albania, in effetti, è in atto una crescita vorticosa. Qui la situazione è rovesciata: il Nord è meno sviluppato del Sud. E il governo di Trana dovrebbe mettere in atto tutti gli strumenti per evitare la doppia velocità che si traduce poi in tensioni sociali. Realizzare investimenti pubblici e infrastrutture, ma non assistenzialismo, è il consiglio che possiamo dare agli amici albanesi.
Sulla collaborazione tra il governo italiano e quello albanese a proposito dell’emigrazione qual è a sua personale opinione?
Io sono fortemente critico perché non credo che i rapporti fra i due paesi debbano basarsi su una specie di favore che l’Albania fa all’Italia in cambio di una pressione italiana per il suo ingresso nell’Unione europea. L’operazione a mio avviso è sbagliata nei principi , a prescindere da ciò che le autorità europee possano decidere. Si tratta di un progetto molto costoso che non risolve il problema dell’immigrazione. Il tema molto dei flussi migratori è cruciale nell’ agenda politica di tutti i partiti sia di maggioranza che di opposizione. I centri di Shengjin e di Gjader non produrranno alcun risultato se non a livello propagandistico. Si usa male del denaro pubblico che potrebbe essere speso per potenziare i rapporti tra i due Paesi in vista dell’ingresso in Europa.