The many reasons - and the main wrong - of Calenda

Le tante ragioni – e il principale torto – di Calenda

I giornalisti si accaniscono contro Calenda accusandolo di tutto fuorché dell’unica fondamentale colpa che ha: un caratteraccio che è incompatibile col ruolo di leader politico.

Ma questo difetto grave nessuno ha il coraggio di rimproverarglielo.

E allora lo accusano di cose strane.

Gli rimproverano di non scegliere tra destra e sinistra, il che significa chiedere ad uno che costruire il centro di suicidarsi Stigmatizzano il fatto che abbia votato alcune volte proposte della destra che facevano parte del programma elettorale di Azione….

Se la prendono con lui perchè alza i paletti della politica estera e dell’economia nei confronti dei 5Stelle ,come se un partito serio potesse chiudere un occhio su questi temi.

Insomma, a certi giornalisti non sta bene che Calenda abbia posizioni programmatiche rigorose e che subordini le manovre politiche alla coerenza sui contenuti.

Le recenti fuoriuscite di 4 parlamentari da Azione non sono ascrivibili a un gesto di coerenza. Se il problema per cui se ne sono andati è il sostegno di Azione al”campo largo” per le regionali in Liguria, beh c’erano state scelte simili nelle elezioni in Sardegna e in Abruzzo e allora i 4 moschettieri passati dall’opposizione alla maggioranza non avevano avuto nulla da dire…Insomma. Siamo seri.

Calenda -come diceva scherzosamente Montanelli di Spadolini- si ama e si corrisponde.E io aggiungerei anche che ama litigare con se stesso, ma dicendo agli altri che è in pace con il suo io. Calenda non è un abile politico : dice sempre quello che pensa e in Italia questa è una debolezza. Inoltre, non riesce a nascondere il suo sproporzionato autocompiacimento verso quella che – non senza ragione – considera una superiorità nella conoscenza dei problemi. Eppoi non pare proprio uno inclusivo, capace di coinvolgere gli altri nella gestione del partito.Un lusso che pochi si possono permettere.

Dovrebbe ispirarsi di più a Ugo la Malfa ,di cui si considera l’erede. Il grande leader repubblicano dava pane al pane e vino al vino ma senza vantarsene anzi rivestendo le sue crude analisi con l’amarezza della Cassandra inascoltata.

Anche Ugo La Malfa non stava mai fermo nella tattica politica: entrava ed usciva dai governi con elasticità. Era l’unico modo per poter contare con uno sparuto 3%.Calenda dovrebbe imparare a comunicare meglio le sue sicurezze senza ostentare sicumera ma proponendo le sue certezze adamantine come frutto di un travagliato lavoro di elaborazione che ha al centro il bene del paese non il plauso alla propria bravura. Non è mai troppo tardi, anche se è molto difficile che Calenda cambi carattere.

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