di Renato Caputo*
Da gennaio a luglio di quest’anno, l’Ucraina ha concluso accordi bilaterali sulla cooperazione in materia di sicurezza con 23 Stati membri dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO). Progettati dagli Stati membri della NATO con uno schema comune, questi accordi – che opereranno comunque al di fuori del quadro dell’alleanza – riconoscono implicitamente la partecipazione vitale della NATO nella sopravvivenza dello Stato ucraino.
Anche il Giappone e l’Unione europea hanno concluso due ulteriori accordi bilaterali sulla sicurezza con l’Ucraina, portando il totale a venticinque. Diversi accordi aggiuntivi sono in arrivo. L’accordo sulla sicurezza tra Stati Uniti e Ucraina è il fiore all’occhiello tra questi accordi bilaterali. Tutti prevedono assistenza militare su larga scala e sostegno economico legato alla sicurezza nazionale all’Ucraina per un periodo di dieci anni, con effetto immediato.
Tuttavia, questi accordi, a differenza dei trattati, risultano non vincolanti per i sottoscrittori. Gli accordi prevedono “impegni” (In alcuni casi, “intenzioni”) per fornire all’Ucraina la sicurezza e la relativa assistenza. Le offerte di assistenza sono potenzialmente di grandi dimensioni, ma non comportano la certezza e l’affidabilità delle garanzie di sicurezza basate sui trattati.
La rete di accordi bilaterali è stata ufficialmente introdotta durante il vertice della NATO per il 75° anniversario a Washington l’11 luglio. L’alleanza non ha fornito un quadro istituzionale ma solo una cornice per divulgare questa iniziativa. In quell’occasione, tutti i 25 firmatari degli accordi bilaterali, così come l’Ucraina, hanno approvato anche un documento dichiarativo congiunto denominato “The Ukraine Compact”. Il patto proclama un condiviso impegno politico a “sostenere le immediate esigenze di difesa e sicurezza dell’Ucraina e a scoraggiare l’aggressione contro l’Ucraina in futuro, come parte del suo ponte verso l’adesione alla NATO”. Gli aderenti sottolineano “che la sicurezza dell’Ucraina è parte integrante della sicurezza della regione euro-atlantica e oltre e che intendiamo sostenere l’Ucraina fino a quando non prevarrà contro l’aggressione della Russia”.
L’evento di lancio si è tenuto a margine del vertice della NATO, non come parte integrante dell’evento. Il patto ucraino e gli accordi bilaterali non sono inclusi tra i documenti della NATO.
Il patto stesso “approvato” (ndr. L’approvazione è una cosa diversa dalla firma) è una dichiarazione di principio politica senza obblighi specifici. Incoronando simbolicamente tale rete di accordi bilaterali, il patto non prevede alcun meccanismo di consultazione o coordinamento tra i Paesi aderenti. Tali meccanismi restano puramente bilaterali, regolati da ciascun Paese firmatario e Kyiv nell’ambito degli accordi separati sottoscritti.
Tali precauzioni sottolineano, in primo luogo, che il patto e gli accordi bilaterali rimangono chiaramente al di fuori del quadro della NATO; in secondo luogo, che il documento congiunto non fornisce una base per azioni congiunte da parte dei sottoscrittori degli accordi bilaterali con l’Ucraina; e in terzo luogo, che gli accordi stessi o la loro somma totale non sono istituzionalizzati e non costituiscono un’alleanza, ma potenzialmente una coalizione di Stati disposti a difendere l’Ucraina. Kyiv e gli Stati membri della NATO insistono sul fatto che gli accordi bilaterali e il patto multilaterale non devono essere interpretati come sostituti dell’adesione della NATO all’Ucraina, né come premi di consolazione per l’ulteriore rinvio di tale adesione. Piuttosto, le parti li presentano come una soluzione transitoria.
Come notazione positiva, possiamo sottolineare che gli impegni bilaterali in materia di sicurezza nei confronti dell’Ucraina non richiedono a Kyiv di scegliere la neutralità o il non allineamento in cambio. La loro entrata in vigore non è condizionata a un eventuale compromesso tra Ucraina e Russia. Inoltre, come elemento di trasformazione della sicurezza europea, questi impegni escludono per la prima volta la Russia dagli accordi di sicurezza o dai quadri di risoluzione dei conflitti riguardanti l’Ucraina.
Mosca punterà indubbiamente a ridurre questi impegni occidentali nei confronti dell’Ucraina. Il Cremlino chiederà la loro abrogazione come parte di qualsiasi accordo politico tra l’Ucraina e la Russia o di qualsiasi negoziato sulla sicurezza europea. Non resta che augurarsi che le richieste del Cremlino vengano respinte al mittente.
*Prof.Renato Caputo.Docente universitario di Diritto Internazionale e normative sulla sicurezza (IUS/13), è iscritto nel Collegio degli Avvocati di Madrid. È membro del Board of Directors del Global Policy Institute di Washington (USA) ed è membro dell’Advisory Board dell’European Intelligence Academy di Atene (Grecia).