La vittoria di Rama accelera la marcia dell’Albania verso l’Europa

La vittoria di Rama accelera la marcia dell’Albania verso l’Europa

Edi Rama ha vinto di nuovo. Per la verità, in Albania pochi si aspettavano un risultato diverso, vista la debolezza e la frantumazione delle opposizioni. Ma il margine della vittoria è andato oltre l’obiettivo che lo stesso Rama voleva raggiungere. Il premier puntava a conquistare   80  dei 140 seggi  del Parlamento. Ne ha ottenuti  di più e ora ha  i numeri  sufficienti per governare senza particolari difficoltà e condizionamenti. 

Questo aumenta il peso delle responsabilità che gravano sulle sue spalle. Che non sono larghe solo per  l’imponente struttura fisica del leader socialista. Rama ha saputo navigare in questi 12 anni di governo, dopo essere stato per 11 anni sindaco di Tirana, trasformando radicalmente la capitale in una metropoli internazionale.

Ma ora ha davanti la sfida più importante: concludere un percorso di modernizzazione  del suo Paese per inserire a pieno titolo la repubblica delle aquile nel contesto europeo ed occidentale.

Negli ultimi 15 anni l’Albania ha fatto passi da gigante per far dimenticare il passato tragico della lunghissima dittatura di Henver Hoxha e della successiva guerra civile, cui poi sono seguiti anni di confusione e incertezza durante i quali la debolezza delle istituzioni ha lasciato spazio alle organizzazioni criminali e al dilagare della corruzione.  

Ma le cose stanno cambiando. Dal 2019 opera una procura speciale anti-corruzione e contro la grande criminalità organizzata, la SPAK, che lavora in collaborazione  con altre istituzioni giudiziarie e di polizia  europee ed americane. Uno speciale rapporto la SPAK ce l’ha con l’italiana Procura antimafia e antiterrorismo e con la Direzione investigativa antimafia. 

L’Albania sta rinnovando la sua legislazione per armonizzarla progressivamente con quella europea. Attrae molti investitori che forniscono ossigeno finanziario ad un’economia che oggi è la più dinamica nell’area dei Balcani occidentali. Solidamente nella Nato dal 2009, Tirana è un affidabile alleato  che ha un ruolo importante nella sicurezza in particolare dell’Adriatico. 

Rama non può fermarsi, anzi deve  dare una spinta decisiva per far compiere all’Albania  quel salto di qualità che completa il lavoro fin qui svolto. 

E questo significa puntare sulla qualità e non solo sulla quantità. Qualità nei servizi, nella sanità, nelle infrastrutture, nel turismo che p non può essere l’unico motore dello sviluppo albanese. Rama deve accendere un faro sul boom dell’edilizia per evitare che si riveli una pericolosa bolla speculativa che potrebbe esplodere facendo saltare per aria la costruzione di un moderna economia di mercato.

Rama è un socialista pragmatico e deve porsi il problema di una migliore distribuzione della ricchezza: le diseguaglianze sociali si stanno allargando. Ma il problema più urgente che il premier deve affrontare è frenare la fuga dei giovani dall’Albania, un’emorragia di energie vitali che  vanno all’estero perchè qui i salari sono bassi e perchè non si intravvedono politiche di sviluppo . Forse servirebbe all’Albania una politica industriale  che punti non solo sul turismo e sull’edilizia ma anche su insediamenti industriali collegati al settore dell’energia e all’agricoltura. E poi serve tanta formazione per trattenere e valorizzare il capitale sociale rappresentato dai giovani.

Insomma nei prossimi 4 anni Rama avrà molto da fare.E dovrà tenere conto delle critiche che vengono dalle altre forze politiche . Molto da fare avranno anche  i partiti che hanno perso le elezioni, in particolare il partito democratico che dovrebbe scrollarsi di dosso una volta per tutte l’ingombrante figura di Sali Berisha e puntare su una nuova classe dirigente. 

All’Albania facciamo i migliori auguri per un futuro di grande impegno e prosperità

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