Perchè l’America non può diventare “un’isola”

Perchè l’America non può diventare “un’isola”

C’è una contraddizione di fondo tra lo slogan Make American Great Again (MAGA) e la volontà di realizzare questo progetto rinchiudendo gli Stati Uniti nei propri confini . Si metterebbe così fine a quasi un secolo di centralità della democrazia americana nel ruolo di bastione del mondo libero e di efficace contrasto all’espansione di regimi illiberali e dittatoriali. E questo avverrebbe proprio nel momento in cui le dittatura russa e quella cinese cominciano a mettere in pratica i loro propositi imperialisti, tutt’altro che democratici.

L’idea sottostante a questo progetto è che, ritirandosi a casa propria, gli Usa, con 330 milioni di abitanti e mercati limitrofi come quelli del Canada, del Messico e dell’America Latina, godrebbero di maggiore benessere e potrebbero rafforzarsi come superpotenza economica, spendendo anche di meno per la difesa. 

Questa scelta segnerebbe un’involuzione della storia scritta col sacrificio di milioni di morti nella Seconda Guerra mondiale. Gli Stati Uniti lascerebbero l’Europa al suo destino, l’impegno nella Nato verrebbe notevolmente ridotto, con la presunta certezza che, protetta da due oceani e da migliaia di testate nucleari, l’America è inattaccabile.

Si capisce che questo scenario possa suggestionare ampie frange della classe media americana che hanno sofferto per una globalizzazione che per la verità sta facendo marcia indietro rapidamente. Meno si capisce come ambienti economici, finanziari, militari, intellettuali ed esperti di geopolitica possano non vedere i rischi enormi che si celano dietro questo che più che un nuovo “sogno americano” rischia essere un terribile incubo.

Di fronte all’aggressività non solo economica della potenza cinese gli Stati Uniti dovrebbero fare esattamente il contrario: rafforzare i loro legami con l’Europa, provare ad unificare laddove è possibile i due mercati delle sponde dell’Atlantico e diventare primo azionista di un colosso economico con quasi un miliardo di persone e un Pil irraggiungibile dalla Cina. In questo modo l’argine contro l’espansione cinese sarebbe invalicabile, l’asse militare rafforzato con l’Europa spegnerebbe sul nascere qualsiasi tentazione imperialista russa e cinese. E sancirebbe un equilibrio mondiale basato sul benessere, la democrazia e la libertà solidamente custodite e difese dall’asse Occidentale, Usa-Europa. 

L’isolazionismo esasperato che sentiamo predicare otterrebbe una serie di effetti negativi: inasprirebbe la concorrenza tra Usa e Ue, indebolirebbe la Nato, esporrebbe nel breve periodo l’Europa alle minacce della Russia e alla tentazione di negoziare condizioni più favorevoli con la Cina che ne uscirebbe rafforzata. A quel punto l’arroccamento degli Usa servirebbe a poco. Ridotta a superpotenza regionale l’America non sarebbe più great ma più gretta e ridimensionata

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