Schëngjin e Gjadër: la scommessa per alleggerire la pressione psicologica

Schëngjin e Gjadër: la scommessa per alleggerire la pressione psicologica

Funzionerà? Speriamo di si. Lo sperano il Governo italiano, che si gioca una carta importantissima,  lo spera anche il Governo  albanese che generosamente ha messo a disposizione i due territori per consentire all’Italia di realizzare e gestire il progetto. 

Ma ad augurarsi un successo di questa operazione sono anche altri Paesi europei che, come l’Italia, sono pressati dall’immigrazione clandestina. La stessa Presidente della Commissione europea Von der Leyen guarda con interesse a quel che succederà in Albania. Contrariamente a quello che dicono, anche i partiti di sinistra dovrebbero augurarsi che questo esperimento ottenga buoni risultati. E vediamo perchè.

L’idea di “esportare” il problema dell’immigrazione irregolare risponde non a esigenze economiche: probabilmente costa di più gestire fuori dal territorio nazionale l’afflusso di immigrati irregolari. Facendolo in Paesi extraeuropei si possono però ottenere tre importanti conseguenze.

La prima è quella di disincentivare le partenze di chi è consapevole di non avere i requisiti per richiedere protezione internazionale: per costoro, sapere di finire in centri che non si trovano in Germania Italia, Francia, Spagna , Regno Unito da cui si può  provare a fuggire restando clandestinamente in quei Paesi  etc… e di essere sicuramente rimandati nel Paese d’origine  farà diminuire la domanda che va ad alimentare i trafficanti di esseri umani.

La seconda conseguenza è che le procedure di verifica dei requisiti avranno tempi certi e molto più rapidi rispetto a quelli che, per esempio , vigono in Italia. Gli irregolari, decorsi i termini, vengono  stipati in modo disumano nei Centri di permanenza per i rimpatri. Da qui,  dopo tre mesi la metà torna in libertà  diventano clandestini fuori da qualsiasi controllo, un serbatoio  cui spesso attinge la criminalità per la sua manovolanza.

Ma la conseguenza più importante è che una parte significativa degli arrivi di migranti irregolari “scomparirà” dalla visibilità eccessiva  sull’opinione pubblica  che alimenta una psicosi verso questo argomento. Psicosi sfruttata in modo miserabile da leader cinici e populisti per giustificare propagande politiche reazionarie spesso antidemocratiche e razziste. 

Se il tema dell’immigrazione irregolare pesasse molto di meno sull’opinione pubblica che fine farebbero tanti partiti dell’estrema destra europea che oggi viaggiano intorno al 30% dei voti?

Strano che le sinistre italiane  non si pongano questo interrogativo.

Il Premier britannico laburista Starmer se lo pone e segue attentamente quel che succederà in Albania. Anche i socialdemocratici tedeschi sono alla ricerca di soluzioni simili a quella ideata da Giorgia Meloni.

La parte più delicata del progetto è il rispetto del termine di 4 settimane  per dare una risposta ai richiedenti asilo. Se sarà rispettata la procedura ,la rapidità delle decisioni eviterà l’intasamento delle strutture: i migranti provenienti  da Paesi definiti sicuri (solo uomini, maggiorenni e non vulnerabili ed intercettati in in acque internazionali) , identificati nel centro di Shengjin , saranno ospitati nel centro di Gjader e lì sapranno se avranno diritto alla protezione o se saranno rimpatriati. Se avranno diritto alla protezione saranno trasferiti in Italia altrimenti resteranno nel centro di Gjader per essere rimandati nel Paese d’origine. A differenza di quel che succede in Italia  non potranno fuggire da questi centri con  Se come previsto si tratterà di 3 mila persone al mese, si tratterebbe di circa 36mila migranti che non andranno ad affollare i nostri centri largamente inefficienti e inadeguati a gestire questi flussi.

I critici sollevano un argomento inaccettabile basato su pregiudizi. Poiché questi centri sono in Albania, sostengono, essi saranno disumani. E’ una tesi davvero oscena che offende il popolo albanese e il suo governo che vengono trattati  come se fossero un’accozzaglia di barbari. Così non è chi dice queste e pensa questo dovrebbe vergognarsi.

Peraltro l’Albania non si occuperà di quello che succederà nei centri che saranno sottoposti alla giurisdizione italiana: saranno un pezzo d’Italia in territorio albanese. Se qualcosa non andrà bene non sarà colpa degli albanesi ma degli italiani, così come è colpa degli italiani se non funzionano i 10  Cpr sparsi sul nostro territorio nazionale .

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