Un mercato di 900 milioni di consumatori che rappresenta il 48% del Pil mondiale è l’unico argine all’espansione cinese
Trump sta commettendo un grave errore nel modo in cui pensa di gestire il confronto con la Cina
Gli Stati Uniti, favorendo, nel 2001, l’ingresso di Pechino nell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) senza porre rigide condizioni, hanno creato il loro nemico più pericoloso. Il Pil cinese, che era di appena 1.339 miliardi di dollari , si è moltiplicato per 15 e ora viaggia intorno ai 19 miliardi di dollari. Con Xi Jinping Il regime dittatoriale invece di indebolirsi si è consolidato. La Cina è una potenza economica all’avanguardia in molti settori tecnologici, non solo nelle batterie e nei pannelli solari. Il potere di Pechino si è rafforzato dopo la scellerata invasione russa dell’Ucraina. Putin si è legato mani e piedi a Xi e sta trasformando la Russia in una specie di colonia cinese.
Gli Stati Uniti non hanno una strategia coerente di lungo termine per contenere l’avanzata della Cina. Le guerre dei dazi ,da ormai 10 anni, non hanno dato risultati apprezzabili. Il famoso decoupling, disaccoppiamento dall’economia cinese non è un’operazione semplice.
Con una buona dose di rozzezza e superficialità, Trump ha scelto tre strade che portano a peggiorare la posizione degli Usa: blandire Putin per tentare di staccarlo dalla Cina, rovinare senza motivo i rapporti amichevoli con l’Unione europea, bombardare il mondo con dazi spropositati giocando al rialzo soprattutto con la Cina.
Si tratta di scelte suicide. La Russia non ha alcun interesse ad abbandonare l’amico cinese per riavvicinarsi agli Stati Uniti. Sul piano economico ha poco da guadagnare perchè gli Usa- a differenza della Cina- non hanno bisogno del petrolio e del gas, principale risorsa di Mosca. Nè gli americani pensano di comprare armi da Putin. Gli stessi investimenti finanziari Usa sono poco incentivati dal forte isolamento internazionale in cui si trova la Russia a causa della guerra. Putin non lascerebbe mai un alleato e amico che come lui sarà al potere per i prossimi 10 anni, per stringere accordi deboli con un presidente che fra 18 mesi potrebbe essere un’anatra zoppa. Putin ha tutto da guadagnare dalle “carezze” di Trump: si riaccredita internazionalmente, bilancia un po’ il suo prestigio nei confronti del più forte Xi e ha più margini per seminare zizzania nell’Europa.
La guerra dei dazi non scalfisce più di tanto la Cina che, essendo una dittatura, può far digerire al suo popolo eventuali contraccolpi nella riduzione delle esportazioni. Peraltro la Cina potrebbe aumentare la domanda interna per far consumare di più i suoi cittadini e potrebbe tentare di stringere accordi commerciali più stretti proprio con quell’Europa che Trump non perde occasione di offendere e che tratta come un nemico .
E qui veniamo all’aspetto più grave della politica di Trump.
Il presidente americano non capisce che se gli Usa vogliono contenere la Cina da soli non ce la possono fare e hanno bisogno di fare fronte comune con l’Europa. La soluzione è l’integrazione economica e finanziaria tra gli Stati Uniti e l’Unione europea, inglobando anche il Regno Unito e il Canada.
La Cina oggi rappresenta il 18,43% del Pil mondiale, gli Stati Uniti il 25%, l’Ue il17.63%, UK il 3% e il Canada l’1,99%.Insieme il fronte occidentale euro-atlantico raggiunge il 48,1\3 % del Pil mondiale, 2 volte e mezzo quello cinese. Una vera corazzata economico-finanziaria che avrebbe un mercato formato da 448 milioni Ue, 343 milioni Usa, 70 milioni UK e 42 milioni del Canada. In totale oltre 900 milioni di consumatori abbastanza ricchi rispetto ai circa 500 milioni di cinesi della classe media cinese con reddito notevolmente inferiore alla media dei redditi dei vari Paesi occidentali.
Un mercato così esteso e così ricco avrebbe tutte le risorse per creare dei giganti in tutti i settori strategici e potrebbe disporre di tutti gli investimenti necessari per mantenere la supremazia tecnologica e scientifica, il vero fattore determinante per conquistare il primato e l’egemonia sui mercati mondiali.
Inutile aggiungere che anche in termini di enorme capacità di spese militari non ci sarebbero paragoni con la Cina.
Trump, invece, fa tutto il contrario. Purtroppo, negli Stati Uniti non c’è traccia di una visione come quella qui delineata. Grandi economisti, manager , società di consulenza strategica, think tank e tanti centri studi farebbero bene a dedicare attenzione allo scenario di un grande mercato di 900 milioni di persone che rappresenta il 48% del Pil mondiale.