Le reazioni all’orribile assassinio del giovane attivista di ultradestra americano rischiano di aggiungere benzina sul fuoco della violenza che è stata seminata a larghe mani da almeno una quindicina di anni in qua.
Negli Usa i seminatori di odio e divisione dilagano in maniera mostruosa e irresponsabile e contribuiscono a spaccare in due un Paese che l’ultima volta che si è unito intorno alla bandiera è stato nel 2001, dopo l’attentato alle Torri Gemelle. Con un ceto medio massacrato dalla globalizzazione sregolata che è andata a vantaggio solo delle imprese che hanno aumentato i loro profitti, spaventato dall’immigrazione incontrollata che è stata descritta ad arte come una minaccia all’identità americana e sfruttata cinicamente per creare paure e fare man bassa di voti dalla destra, con l’insipienza totale di gran parte della sinistra che ha chiuso due occhi sul dilagare dell’insicurezza e l’ha accentuata con le stupidaggini della inculturaWoke, la società americana ha perso la bussola e si è rifugiata in fideismi e settarismi sempre più esasperati. Leader democratici inconsistenti e leader repubblicani che invece di curare la malattia l’hanno strumentalizzata ed esacerbata per calcoli elettorali: il fallimento della classe politica americana ha portato a quello che è sotto i nostri occhi. Il tutto facilitato dalle dinamiche estremiste attivate dai social i cui proprietari guadagnano miliardi con algoritmi costruiti per enfatizzare chi aizza gli animi e favorendo la ricostituzione di tribù contrapposte in lotta continua attraverso i post .
Negli Usa la violenza verbale ha avuto una facile traduzione in quella fisica per la diffusione irresponsabile delle armi, difesa a spada tratta dai repubblicani e che ha reso il popolo statunitense il più armato del mondo.
Non può sfuggire il fatto che a sparare a Trump sia stato un ragazzo di 20 anni e a uccidere Kirk sia stato uno di 22. Gli attentatori dei leader in passato avevano il doppio della loro età.
Che fare? Occorre spegnere l’incendio non alimentarlo.
Io mi auguro che ai funerali di Kirk vadano molti leader democratici a testimoniare che la violenza è nemica di tutti perché è nemica della democrazia e della libertà,
Ma non mi faccio illusioni. Nè mi illudo che le televisioni americane cerchino di esercitare la funzione democratica che è quella di informare e non di aizzare gli animi.
Anche da noi vedo tanti politici e giornalisti pronti a cavalcare l’onda con dichiarazioni che aumentano l’aggressività invece di far abbassare la febbre. Tutti noi siamo in qualche modo responsabili di quello che è accaduto e che potrebbe nuovamente accadere.
Cominciamo col rifiutarci di prestarci a questo gioco che porta al suicidio collettivo. Deponiamo le armi dell’intolleranza, della violenza verbale, dell’insulto, dell’offesa sistematica contro chi non la pensa come noi.
La democrazia delle libertà esiste per non autodistruggersi, ma la stiamo tutti bombardando con le nostre tastiere trasformate in mitragliette. La lotta alla violenza dipende da ognuno di noi. Non cediamo alla tentazione di metterci l’elemento, calarci in trincea e continuare a trattare chi non la pensa come noi come se fosse il diavolo.
Sappiamo che ci sono manipolatori cinici che sul web usano e spesso pagano persone disposte a diffondere fake news e a a spargere il seme dell’odio. Dobbiamo tutti cambiare registro. Se non lo faremo saremo responsabili dello sfacelo della vita collettiva che finora ci ha consentito di esprimere liberamente le nostre idee e di vivere in una civiltà che stiamo distruggendo, sotto l’occhio compiaciuto e interessato dei dittatori che si coalizzano per dare il colpo di grazia alle democrazie che i nostri padri hanno conquistato lottando contro le follie del nazismo, del fascismo e del comunismo.

