"Io sono molto ottimista. Aspetto sempre un cambiamento, un’Albania diversa e credo che la mia nazione diventerà presto meglio di quello che io posso immaginare. È il nostro momento, la nostra chance. Ci sono albanesi al comando e nel governo in diversi Paesi balcanici, dal Kosovo alla Macedonia del Nord. Portiamo con onore sulle spalle, in questo mare, la tradizione letteraria più antica del mondo, quella latina, e greca, la prima culla della letteratura. Tra le nostre e le vostre coste ha avuto inizio il sogno europeo della cultura. I popoli possono dividersi o unirsi, ma noi siamo già riuniti, anche se la politica è più lenta».
Così rispondeva il 10 novembre del 2023 Ismail Kadarè alla giornalista della Stampa Letizia Tortello. C’è un misto di saggezza, visione positiva del mondo e sano orgoglio nazionale in queste parole del grande scrittore albanese che se n’ è andato senza aver ricevuto il Premio Nobel per la letteratura ,che aveva ampiamente meritato e al quale era stato candidato più volte. Altri premi gli erano stati conferiti tra cui il Premio Mediterraneo per stranieri, Premio Herder, Man Booker International Prize, Premio Principe delle Asturie.
Nella stessa intervista Kadarè ricordava che l’ Italia e l’Albania sono unite da generazioni e che insieme fanno parte del sogno europeo. In un’intervista all’emittente “Voice of America” nel novembre del 2006, Kadare esprimeva così il suo opensiero sull’appartenenza dell’Albania all’Europa:
“Io penso che il posto degli albanesi in Europa sia naturale e non il frutto di una propaganda, di una strategia o di un’invenzione. Non ci sono altri continenti possibili per gli albanesi se non l’Europa. Certi invocano gli elementi orientali che pure ci caratterizzano. Ora, questo è il caso di diversi altri paesi, come la Spagna per esempio, influenzata dal mondo arabo-musulmano in diversi ambiti socioculturali, in seguito ad una lunga coabitazione. Nessuno ha mai messo in dubbio l’appartenenza della Spagna all’Europa. Lo stesso vale per noi, che siamo più lontani dall’Est di certi altri Paesi. Di conseguenza, è inutile sollevare tante questioni sulla nostra collocazione.”
Nella stessa intervista Kadarè esprimeva così la sua visione dell’Europa dei popoli e delle loro identità:
Io penso che l’identità albanese non vada assolutamente a scontrarsi con quella che viene definita l’identità europea. L’Europa è caratterizzata fin dalle sue origini da una unione di nazioni e non dal loro annullamento. Non c’è un’Europa astratta, generale. Non c’è un’Europa come la raccomandava la dottrina comunista: «comunisti in primo luogo; sovietici, lituani, georgiani o armeni poi», come si diceva nelle nazioni dell’Unione Sovietica. No, l’Europa si costituisce come un’Europa delle nazioni, e non attraverso la cancellazione delle identità. Di conseguenza non c’è motivo d’inquietarsi se l’identità albanese, in quanto identità fondamentale nei Balcani, è altrettanto forte dell’identità greca o slava del sud. Noi andremo dunque a far parte del mosaico europeo, costituito dagli apporti di ogni Paese membro: le identità dei Paesi scandinavi al nord, di altri al centro, di altri ancora ad Ovest e ad Est. Forse i Paesi occidentali non sono sempre stati generosi verso gli albanesi, parlo delle grandi difficoltà che questi ultimi sempre incontrano per viaggiare in Occidente. Sembrerebbe che gli occidentali disdegnino un poco la povertà degli albanesi. Ma di chi è la colpa? La difficoltà a recarsi in Occidente non è appannaggio esclusivo degli albanesi, è altrettanto vera per un certo numero di Paesi. Ma in questi ultimi anni le cose sono andate troppo in là per gli albanesi. Io ne ho parlato a più riprese, l’Albania deve prendere delle misure per contrastare il razzismo antialbanese. Ciascuna nazione europea deve tirare il campanello d’allarme nel momento in cui constata segni dei diversi razzismi, che sono tutti ingiusti. Lo ripeto, noi dobbiamo occuparci delle ingiustizie che il nostro popolo subisce, perché ciò può anche trasformarsi in razzismo o far nascere delle violenze.
Il sogno europeo Kadarè lo ha sempre coltivato anche durante gli anni bui della dittatura di Enver Hoxa contro la quale ha scritto una decina di romanzi
Il regime di Hoxa inzialmente aveva tollerato il grande poeta e scrittore ma poi lo spietato e ottuso dittatore comunista non aveva resistito alla tentazione di voler mettere sotto controllo la mente critica di Kadarè.
La sua visione del mondo è sempre stata coraggiosa, improntata ad una tenace fede nella libertà e nella democrazia e alla denuncia dei totalitarismi. “La letteratura autentica e le dittature sono incompatibili… lo scrittore è nemico naturale delle dittature“.
Paragonato sia ad Orwell che a Kafka Kadarè è sempre stato animato da una visione positiva del mondo
Le sue opere sono state tradotte in 45 lingue. Dall’Enciclopedia Treccani riprendiamo un lungo elenco:
Frymëzimet djaloshare (“Le ispirazioni giovanili”, 1954), Kështjella (“La fortezza”, 1970; trad. it. I tamburi della pioggia, 1981; Nëntori i një kryeqyteti (“Il novembre di una capitale”, 1975),; Muzgu i perëndive të stepës (1978; trad. it. Il crepuscolo degli dei della steppa, 1982; Ura me tri harqe (1978; trad. it. Il ponte a tre archi, 2002),; Kush e solli Doruntinën? (1980; trad. it. Chi ha riportato Doruntina?, 1989),; Koncert në fund të dimrit (“Concerto”, 1988),; Dosja H.(1989; trad. it. Il dossier O, 2022). Nga një dhjetor në tjetrin (“Da un dicembre all’altro”, 1991), Piramida (1992; trad. it. La piramide, 1995); Tri këngë zie për Kosovën (trad. it. Tre canti funebri per il Kosovo, 2003) Lulet e ftohta te marsit(trad. it. Freddi fiori d’aprile, 2005). Vajza e Agamemnonit (“La figlia di Agamennone”), Pasardhësi (“Il successore”), 2006 Identiteti europian i shqiptarëve – sprovë (“L’identità europea degli Albanesi”). Darka e gabuar (trad. it. Un invito a cena di troppo, 2012); Aksidenti (2008; trad. it. L’incidente, 2010); E penguara: requiem për Linda B. (“L’impedita: requiem per Linda B., 2009); Darka e gabuar (2009; trad. it. Un invito a cena di troppo, 2012); Kukulla (2015; trad. it. La bambola, 2017).In ottobre esce con la Nave di Teseo l’opera:”Quando un dittatore chiama“
Kadarè ha sempre amato l’Italia che gli ha conferito vari riconoscimenti. Nel 2018, ricevendo il Premio Nonino, Kadarè così raccontava i rapporti tra i nostri due Paesi.
«Quando l’Albania è stata occupata dai fascisti, Mussolini ha lusingato Tirana con una quantità sterminata di lodi. È arrivato a definire Italia e Albania due Paesi all’avanguardia in Europa. Poi Mussolini è passato, e gli elogi sono finiti. Sotto il fascismo si studiava Dante e la Divina Commedia, e la cosa strana è che la gloria di Dante è rimasta intatta anche dopo l’occupazione sovietica. No, Dante non è stato scalzato. E l’Albania, vittima del più duro regime stalinista in Europa, ha continuato ad amare Dante ancora più di prima. La letteratura è al di sopra di ogni regime, questa è la sua qualità. La più meravigliosa. Sono onorato e commosso di essere in Italia».