Nel monologo di Suzie Miller, portato in scena da Melissa Vettore con la regia di Daniele Finzi Pasca, la storia di Tessa, avvocata che ha spesso rappresentato stupratori in aula, si trasforma in un potente atto d’accusa contro le distorsioni del sistema giudiziario. Quando la protagonista diventa vittima di violenza sessuale, la sua denuncia non è solo personale: è un gesto politico, una crepa che si apre nel linguaggio della giustizia. Lo spettacolo, in prima nazionale, ha aperto la stagione del Sala Umberto di Roma. Le date del tour
Di Rosalba Panzieri
“Tutto quello che so è che da qualche parte. A un certo punto. In qualche modo. Qualcosa deve cambiare”. Con queste parole si conclude “Prima Facie”, lo spettacolo che ha rapito per due ore, senza interruzioni, i sensi del pubblico del Teatro Sala Umberto di Roma. Interpretato da una magnetica Melissa Vettore, il monologo racconta la storia di Tessa, la rampante avvocata degli stupratori, che subisce una violenza sessuale e la medesima violenza giudiziaria che lei stessa riservava alle vittime. Tessa, lacerata tra il proprio passato di avvocata e il presente di vittima, analizza con lucidità la dissonanza tra il diritto formale e la giustizia sostanziale.

Un monologo necessario per tutti
Il monologo, tratto dal best-seller di Suzi Miller, affronta con intensità e sensibilità temi oggi più che mai urgenti: la violenza di genere, il consenso e il linguaggio del potere, mettendo in evidenza il divario che spesso separa la giustizia formale da quella realmente vissuta. La vittima subisce interrogatori pressanti, che diventano una seconda violenza, per indagare se il diniego alla stupro fosse esplicito e chiaro. Le aule dei tribunali passano al setaccio le vittime e la loro dignità, discutono abbigliamento, uso o meno di alcol e sostanze, rapporto con l’aggressore. Molte non reggono, non denunciano. Se l’abusante è un familiare, le donne stesse fanno più fatica a percepirsi vittime. Ma il no è no. Il consenso sessuale non è un diritto acquisito una volta e valido per sempre, se esiste una relazione tra abusata e abusante. “Occorre insegnare che no è no – dice il regista Daniele Finzi Pasca -, partendo da questo si può ricostruire una società diversa. Questo aspetto, purtroppo, non è ancorato all’apprendimento dei fondamenti della relazione tra esseri umani. Noi uomini dobbiamo imparare la delicatezza. Per non ferire occorre essere delicati”.
In un momento storico in cui il dibattito su parità di genere, giustizia e diritti delle vittime è al centro dell’agenda pubblica, Prima Facie si impone come un’opera necessaria, capace di generare riflessioni profonde, diventando un invito ad agire come parte attiva di un cambiamento concreto. Con i diritti esclusivi per la versione italiana, la Compagnia Finzi Pasca propone un allestimento fedele alla sua inconfondibile poetica, immerso in atmosfere oniriche e capace di sorprendere ed emozionare.

Prova grandattoriale di Melissa Vettore
Melissa Vettore domina la scena con una presenza magnetica e una padronanza corporea che trasforma ogni gesto in linguaggio drammaturgico.
La duttilità espressiva dell’attrice si manifesta nella capacità di passare con naturalezza dalla razionalità ferita dell’avvocata alla vulnerabilità della donna abusata, senza mai cadere nel didascalico. Ogni transizione è organica, ogni variazione di tono e ritmo è funzionale alla costruzione di una tensione drammatica che non concede tregua allo spettatore. Vettore lavora sul testo con precisione chirurgica, restituendone le stratificazioni etiche e psicologiche attraverso un uso sapiente del tempo scenico, sempre incalzante, e dello spazio. Il corpo è strumento narrativo: contenuto, poi esploso, poi nuovamente trattenuto, in una partitura fisica che accompagna e amplifica la parola. La sua intensità non è mai urlata, ma incisa. Interroga lo spettatore senza retorica. In questo monologo, Vettore non interpreta, ma abita Tessa. E nel farlo, ci costringe a guardare, a sentire, a pensare. “Noi donne dobbiamo ascoltare i nostri bisogni – dice la protagonista Melissa Vettore – e non avere paura di esprimere quello che vogliamo. Credo che donne e uomini debbano dialogare di più. Siamo tutti fragili di fronte ai sentimenti e riuscire dare voce a quel che sentiamo, può creare dinamiche nuove. Si vince davvero se non c’è nessuna violenza da denunciare”.
Storia di un successo planetario

Tradotto in 20 lingue e rappresentato in 38 paesi, Prima Facie è diventato un fenomeno globale, suscitando ovunque dibattiti sulla necessità di un sistema giudiziario più sensibile alle esigenze delle vittime di reati sessuali. Intorno allo spettacolo si è sviluppato un vasto movimento d’opinione che ha contribuito a modifiche legislative nel Regno Unito e ha portato l’autrice Suzie Miller all’ONU per affrontare il tema dei diritti legali delle vittime di abusi e molestie sessuali. La prima versione dello spettacolo ha debuttato a Sydney nel 2019. Nell’aprile 2022 è andato in scena a Londra vincendo due Laurence Olivier Award. Successivamente ha debuttato a Broadway. Oggi è rappresentato in tutto il mondo, con attrici differenti nel ruolo dell’avvocata Tessa. Prima Facie incoraggia le donne a condividere le proprie esperienze, contribuendo alla creazione di una rete di sostegno e stimolando la società a riflettere su nuove prospettive in ambito giuridico.
Le date del tour
Lo spettacolo arriverà a Milano al Teatro Franco Parenti, il 25 novembre (Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne) dove resterà fino al 30. Il 14 dicembre andrà ad Assisi al Teatro Lyrick. Dal 6 all’8 marzo 2026 sarà a Lugano al LAC, il 26 e 27 marzo a Torino al Teatro Colosseo e il 31 marzo arriverà al Teatro Verdi di Padova.

