Il puzzle dei “tre imperi”

Il puzzle dei “tre imperi”

Dove porterà lo sconvolgimento degli equilibri mondiali avviato in soli 30 giorni dal Presidente Trump? Difficile fare previsioni, anche perchè la strategia della Casa Bianca non è ancora ben definita ed è noto che Trump è un personaggio imprevedibile.

Le prime scelte del Presidente Usa sembrano indicare queste direzioni

1) Trump, come il suo predecessore Biden, considera la Cina l’avversario- se non proprio il nemico- numero uno e intende contrastare la sua espansione economica e la sua  influenza crescente in varie aree, a partire dall’Indo-Pacifico

2) All’opposto di Biden, Trump vuole riallacciare rapporti stretti con la Russia,  è disposto a sorvolare sulle responsabilità di Putin nell’aggressione all’Ucraina, è pronto concedere a Mosca  gran parte delle sue pretese territoriali e a impedire l’ingresso di Kyiv nella Nato.

3) L’obiettivo di questa intesa cordiale con Putin sarebbe quello di staccare la Russia dalla Cina e di isolare così il Dragone.

4)Trump disprezza l’Europa . La considera una potenza ostile sul piano economico e vuole gradualmente disimpegnare gli Stati Uniti dal ruolo tradizionale di garanzia militare di sicurezza per il Vecchio Continente. In questa direzione vanno le decisioni sui dazi e la richiesta esorbitante di portare al 5% del Pil la spesa per la difesa per alleggerire l’impegno finanziario americano negli armamenti della Nato.

Dietro questi orientamenti della Casa Bianca si cela l’idea che il mondo possa essere governato dai tre imperi, americano, russo e cinese. Questo governo mondiale potrebbe avvenire pacificamente , dividendo tra i tre imperi, le sfere di influenza come avvenne a Jalta nel 1945 oppure in maniera conflittuale, usando la forza economica e minacciando di ricorrere a quella militare.

Si tratta di scenari molto ipotetici. Ancora non sappiamo se, quando e come Trump concluderà un accordo con Putin sull’Ucraina che sia accettabile per Kyiv e per l’Ue .Nè, finora, si sa quali  impegni credibili possa prendere  la Russia per garantire il rispetto di eventuali accordi con Trump. Tra l’altro questi scenari ignorano l’esistenza dell’Unione europea e di potenze emergenti come l’India.

Ma una prima considerazione si impone. Alla base di questi orientamenti della Casa Bianca ci sono due errori di fondo. 

Il primo. Se gli Usa vogliono contrastare l’espansione della Cina e limitarne la potenza economica la strada migliore è quella di rafforzare l’asse euro-americano. Più volte ho sostenuto che  bisognerebbe  integrare il più possibile le economie  e i mercati delle due sponde dell’Oceano Atlantico e creare un ‘unica grande fortezza  economica-finanziaria-tecnologica che abbia in comune gli stessi ideali di libertà, democrazia e libero mercato.

Gli Usa producono il 26% del Pil mondiale. L’Unione europea, con al Regno Unito, il 19%. Insieme raggiungerebbero il 45% e confinerebbero la Cina nel suo 19%. Sarebbe questo l’argine più invalicabile nei confronti di Pechino e della sua corsa per diventare la prima super-potenza scalzando gli Stati Uniti dal podio. 

Invece Trump vuole  fare il contrario: indebolire le relazioni con l’Unione europea nell’illusione che il protezionismo rafforzi l’America e le consenta di fare muro  da sola contro la crescita economica e geopolitica cinese.

Il secondo errore che commette la Casa Bianca è perfino più madornale  del primo. 

Trump pensa di staccare la Russia dalla Cina magari consentendo a Putin di riprendere il suo sogno di tornare a influenzare alcuni Paesi dell’est europeo e a minacciarne altri. In realtà la Russia non è più in condizioni di fare a meno della Cina. Putin potrà promettere a Trump quello che il presidente americano ama sentirsi dire, ma nei fatti Mosca non potrà tradire  Pechino. Le ritorsioni cinesi sarebbero devastanti per la Russia. In questo scenario Putin cercherebbe, piuttosto,  di tenere il piede in due scarpe: approfittare dell’accondiscendenza americana per espandersi il più possibile in Europa e nel frattempo  conservare i rapporti  di “amicizia perenne” con Pechino.

Come si vede  il rischio per gli Stati Uniti sarebbe enorme: si priverebbe degli alleati tradizionali e finirebbe per rafforzare l’asse tra la Cina e la Russia. La Terza guerra mondiale sarebbe alle porte.

Nel puzzle ipotetico dei tre imperi con cui starebbe giocando, Trump dimentica inoltre che l’Unione europea  potrebbe essere spinta dal protezionismo americano a cercare più sbocchi nel mercato cinese.E dimentica anche che se parte il “liberi tutti”, nessuno vieta all’Ue di stringere rapporti  con i Brics offrendo così a questi Paesi una sponda solida per scalzare il dominio del dollaro.

Insomma, alla Casa Bianca farebbero bene a riflettere sulle conseguenze di lungo termine di scelte che ad oggi sembrano del tutto contrarie all’obiettivo di rendere l’America Great Again.

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